L’associazione Amici della Terra e il Club locale di Sangemini tornano alla carica dopo che, tre mesi fa, si erano battute per fermare la costruzione di un biodigestore. Grazie alla loro determinazione e all’aiuto delle istituzioni la costruzione dell’impianto non si fece. Ora le associazioni tornano a protestare con vigore perché, la minaccia del biodigestore, potrebbe diventare realtà in un comune vicino, “con lo stesso impatto ambientale sul nostro territorio”, spiega la presidente dell’associazione Amici della Terra Virginia Chierigini.
“L’area interressata, in località Quadrelletto, è di 3 ettari ed appartiene alla Beata Lucia (azienda pubblica di servizi alla persona), che l’ha messa all’asta lo scorso 15 febbraio per una cifra di 400 mila euro. In realtà l’asta contemplava anche la contemporanea concessione in affitto quindicennale di terreni agricoli sparsi su una vasta area tra Narni e San Gemini (ivi inclusa l’area di Valle Antica), per un totale di 157 ettari e per una cifra complessiva di 1.550.000 euro. In pratica il vincitore dell’asta dovrà sborsare un totale di 1.950.000 euro per il possesso e l’utilizzo dei terreni”.
“Lo stesso presidente della Beata Lucia, Carlo Capotosti, nell’avviso d’asta ad unico e definitivo incanto – prosegue Chierigini – dichiara che l’asta risponde a specifica richiesta d’acquisto di un terreno agricolo ove realizzare un impianto a biogas per la produzione di energia e, contemporaneamente, alla domanda di concessione di una vasta di terreni agricoli da adibire a coltivazione e produzione di biomasse necessarie al processo di funzionamento dell’impianto”.
Secondo l’associazione, la costruzione del biodigestore, avrebbe un effetto devastante sul territorio. “Anche perchè la zona non produce elevato materiale di scarto da agricoltura e allevamento da far funzionare il biodigestore. L’impatto che questi impianti hanno sul territorio è importante: oltre che in odori, anche in movimentazione di materiali, traffico di autocisterne e camion per il trasporto di materiale di scarto e dei liquami necessari all’alimentazione dell’impianto, di cui non si capisce la provenienza, vista l’esiguità di allevamenti nei dintorni”.
“Inoltre, sui campi verrà riversato materiale di scarto. Ci si chiede se il territorio abbia realmente bisogno di un tale impianto e se l’azienda pubblica Beata Lucia non possa, invece, pensare di destinare i terreni interessati all’asta a finalità che elevino la qualità e il pregio del territorio piuttosto che ridurlo ad una distesa di colture di scarsa qualità e degradanti per il paesaggio”.