Le acciaierie di Terni usate come una sorta di grande bancomat da cui rubare a proprio piacimento. Sembra emergere questo da una seconda operazione della forestale conclusa oggi che ha portato alla denuncia di 11 persone e che si va ad aggiungere a quella di tre mesi fa.
A febbraio scorso era scattata l’operazione “Acciaio d’oro” per furti di rottame all’interno dell’Ast che aveva portato a 6 arresti. Già allora la forestale di Terni aveva ipotizzato che i furti non si limitassero a quelli scoperti nel corso dell’indagine. Oggi arriva la conferma: analizzando a fondo i documenti sequestrati, la forestale ha scoperto che altri furti erano stati compiuti nel 2014, per un danno complessivo stimato in circa 300 mila euro: furti per i quali sono state denunciate 8 persone. Altre tre persone sono state denunciate per aver cercato di coprire quei furti.
Secondo gli agenti del nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del comando provinciale di Terni del Cfs, mettendo in atto alcuni accorgimenti per sfuggire al sistema dei controlli da parte dell’Ast, la ditta che, per conto dell’azienda, trasportava lamierino in acciaio proveniente da uno stabilimento del frusinate, sarebbe riuscita a sottrarre 22 camion di rottame d’acciaio che così non sarebbero mai arrivati in acciaieria a Terni, ma sarebbero stati portati in un centro di rottamazione di Foligno per essere poi rivenduti. L’Ast, ignara di tutto questo, aveva comunque pagato al fornitore la merce che però non è mai entrata nello stabilimento. Per questo sono stati denunciati per associazione a delinquere e furto aggravato il titolare della ditta di trasporti in questione, gli autisti dei camion ed il titolare del centro di rottamazione (quest’ultimo anche per ricettazione).
Nell’indagine resa nota oggi non sono coinvolti, a differenza dell’operazione “Acciaio d’oro”, dipendenti dell’acciaieria. La forestale precisa che gli accertamenti odierni riguardano fatti diversi da quelli emersi allora, avvenuti in un contesto e con modalità differenti, senza alcuna connivenza da parte di personale dell’Ast. Quest’ultima sarebbe stata completamente all’oscuro della sottrazione di materiale. Associazione a delinquere e furto aggravato le accuse contestate agli otto, alcuni dei quali devono anche rispondere, a vario titolo, di ricettazione, truffa e riciclaggio.
Altre tre persone sono finite nei guai nel tentativo di coprire il furto. Denunce che hanno avuto origine nel gennaio del 2015 a seguito dei controlli più accurati disposti dall’amministratore delegato dell’Ast Lucia Morselli: da quelle verifiche erano emerse alcune anomalie nei quantitativi di rottame acquistati, segnalate dall’Ast al trasportatore il quale, temendo che venissero scoperti i furti, aveva elaborato un piano per cercare di coprirli, reperendo cioè altro rottame e tentando di consegnarlo all’Ast con i documenti di trasporto del materiale rubato mesi prima. Gli agenti della forestale, a questo punto, accorgendosi di anomale movimentazioni di rottame, nel frattempo scaricato su un piazzale di un’altra azienda (non coinvolta nella vicenda), era intervenuto sequestrando un cumulo di circa 3.500 quintali di rottame. Le tre persone ritenute responsabili di questo tentativo di copertura sono state denunciate per i reati di truffa e riciclaggio. Proprio in questi giorni il pm titolare dell’indagine Elisabetta Massini ha disposto il dissequestro e la riconsegna del rottame in acciaio all’Ast, ritenendo l’azienda siderurgica legittima proprietaria del materiale.
Gli investigatori non escludono che anche questa seconda operazione possa avere degli sviluppi e portare al coinvolgimento di altre persone.