Ast, Di Girolamo loda l’acquisto di Outokumpu e invita multinazionale e Governo a fare la loro parte

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Con una lettera inviata al Giornale dell’Umbria, il sindaco Leopoldo Di Girolamo loda l’acquisto da parte della società finlandese Outokumpu del settore Inoxum il fatto che a detta dei vertici della società, il sito di Terni giocherà un ruolo strategico insieme a quello finlandese di Tornio e quello americano di Calvert. Una fusione che creerà il primo gruppo mondiale nel settore degli acciai speciali, con 20 mila addetti e 12 miliardi di euro di fatturato, se l’Antitrust europea darà il via libera alla proposta d’acquisto.

Il sindaco, inoltre, tende a precisare che il riconoscimento di questa fusione vada equamente suddiviso tra due soggetti fondamentali che hanno interessato le vicende dell’acciaieria negli ultimi due decenni. Il primo è Harald Espenhahn, che da poco ha lasciato la guida del sito di Terni per dirigere quello tedesco di Bochum, al quale riconosce le capacità del management aziendale che ha permesso di realizzare quella mole di investimenti che ne hanno confermato la vocazione di sito poliproduttivo ed accresciuto la capacità produttiva. Oltre all’ex amministratore delegato, il sindaco attribuisce questo risultato anche all’altissima professionalità dei lavoratori, alla maturità e responsabilità del movimento sindacale.

Infine, loda tutta la comunità che ha saputo accompagnare con lungimiranza e responsabilità tutto il difficile e travagliato percorso della maggiore industria umbra, dal declinio dell’industria di Stato alla globalizzazione. In questo punto, sottolinea ancora una volta il ruolo avuto da Enrico Micheli, che di questo percorso è stato interprete fondamentale durante la sua carriera politica nazionale.

In conclusione evidenzia come la città si sia opposta a tutte le multinazionali che volevano saccheggiare il territorio ed abbia accompagnato quelle che hanno dimostrato di voler far bene il loro mestiere industriale nel rispetto delle comunità locali ed in sintonia con quelle regole che furono declinate nella “carta di Terni”. La lettera termina con un appello alla nuova società e al governo Monti di fare la loro parte, l’una sul versante delle scelte strategiche, l’altro su quello delle politiche industriali per lo sviluppo e il lavoro.

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