L’Umbria è sempre più un terreno di conquista per le mafie. C’è infatti anche Terni tra le città toccate da una vasta operazione contro la ‘ndrangheta eseguita questa mattina dai carabinieri di Cosenza. Tra Cosenza, Bari, Matera, Salerno e appunto Terni sono state arrestate 38 persone in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro perché ritenute responsabili di associazione mafiosa, concorso esterno, sequestro di persona, estorsione, rapina, corruzione, concussione, turbativa d’asta, falso ed altro. A Terni è stato arrestato Corrado Lamberti di 81 anni.
Nell’operazione denominata “Plinius” sono anche state denunciate in stato di libertà ventuno persone per i medesimi reati. Tra gli altri, arrestati il sindaco e cinque assessori del Comune di Scalea (Cosenza). Sequestri sono stati effettuati anche in provincia di Perugia.
Valente-Stummo. Le indagini hanno portato alla luce le attività dell’associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico ‘Valente-Stummo’, una delle ‘ndrine più note, che operava nel territorio del comune di Scalea ma era ramificata in diverse località d’Italia. La ‘ndrina era subordinata al Locale di Cetraro (una Locale è un insieme di ‘ndrine) facente capo alla famiglia Muto che, facendo leva sulla propria capacità di intimidazione e sulla diffusa omertà dei cittadini, era finalizzata al controllo ed allo sfruttamento delle risorse economiche.
Beni sequestrati. E’ stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili nei confronti dei vertici della cosca, di alcuni amministratori locali, imprenditori e professionisti per un valore stimato di 60 milioni di euro. I beni sequestrati sono concentrati principalmente nel versante tirrenico della provincia di Cosenza ma con significativi investimenti anche in Umbria e Basilicata.
Investimenti effettuati praticamente in ogni settore: commerciale, attraverso l’apertura di diversi supermercati, concessionarie di auto, agenzie di viaggi, parchi divertimento, attività commerciali e negozi di abbigliamento; immobiliare, con realizzazione di società finalizzate all’acquisizione di fabbricati, appartamenti e magazzini, anche attraverso aste fallimentari pilotate; agricolo, attraverso la costituzione di cooperative e società agricole, che (non depositando bilanci e non avendo assunto lavoratori dipendenti) hanno acquistato terreni per 50 ettari senza dichiarare tali possidenze al fisco; turistico, attraverso la gestione dei lidi balneari.
Complessivamente, è stato disposto il sequestro preventivo di 22 tra società ed aziende; 81 immobili, dislocati anche a Matera, Perugia, e Rocca di Cave (Rm), depositi, ville ed abitazioni, numerosi negozi e circa 50 ettari di terreno; 33 autoveicoli, tra cui Jaguar, BMW, Mercedes ed auto d’epoca; 78 rapporti bancari, con saldi positivi per circa 2.695.685 euro; 2 imbarcazioni; numerose polizze assicurative. In provincia di Perugia è stato accertato che, tramite prestanome, la cosca era proprietaria di diversi immobili di valore e si apprestava ad investire in alcune aziende in grave difficoltà economica. L’obiettivo era quello di ripulire denaro sporco.
Operazione Plinius. Nell’operazione di questa mattina sono stati impiegati 500 carabinieri. I 38 arrestati sono accusati anche di detenzione e porto di armi comuni e da guerra, turbata libertà del procedimento amministrativo, istigazione alla corruzione e minaccia, tutti aggravati dal metodo mafioso. L’operazione Plinius scaturisce dall’attività d’indagine avviata nel luglio 2010 sotto la direzione del procuratore aggiunto, dottor Borrelli, e del sostituto procuratore, dottor Luberto, della procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Il provvedimento è stato emesso dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, dottoressa Gabriella Reillo.
Elezioni comunali pilotate. L’associazione mafiosa, grazie a intimidazioni, è riuscita, attraverso il procacciamento di voti, ad orientare le ultime elezioni amministrative del marzo del 2010 presso il Comune di Scalea in favore di propri candidati che, una volta eletti, si sono prodigati per l’assegnazione di concessioni e appalti ad imprese rientranti nella sfera di influenza della consorteria. Tra i destinatari delle misure cautelari figurano il sindaco, cinque assessori, funzionari e tecnici dell’amministrazione comunale di Scalea.
Infiltrazioni mafiose in Umbria. L’Umbria è ormai da tempo nel mirino delle associazioni mafiose: ‘ndrangheta, mafia e camorra guardano a Terni e Perugia come territori di facile conquista. In un periodo di crisi economica poi le possibilità per le organizzazioni criminali si moltiplicano. In Umbria il vero obbiettivo delle mafie è infatti il controllo delle aziende, la possibilità di investire in attività economiche e in immobili così da poter riciclare denaro sporco.
Alcuni dei casi più eclatanti degli ultimi anni: nel 2007 è emersa l’attività dei Casalesi in provincia di Perugia con tanto di locali ed aziende controllate ed una esecuzione mafiosa nei boschi di Gubbio. Ad inizio 2008 è stato smantellato un sistema messo in piedi grazie ad un’alleanza tra ‘ndrangheta e Casalesi e che aveva portato ad investire soldi sporchi in molte attività economiche umbre. Nel 2008 un boss dei Casalesi è stato arrestato a Terni: viveva a Borgo Rivo in una villetta presa in affitto. Nel 2009 un maxi sequestro in provincia di Terni ai danni di un prestanome di esponente della mafia. A fine 2009 il caso della scomparsa di Barbara Corvi che alcuni associano alla ‘ndrangheta. Nel 2011 a Terni un altro arresto di una persona riconducibile ai Casalesi con sequestri di beni per il valore di circa un milione di euro ed investimenti in una società ternana. A fine 2011 una vasta operazione ha smantellato una organizzazione formata da 16 persone e riconducibile ai Casalesi che aveva investito soldi sporchi nell’edilizia e in alberghi di Perugia. L’ultimo caso in ordine di tempo a maggio 2013 con il sequestro di un’azienda di trasporto di ortofrutta di Attigliano collegata alla ‘ndrangheta.