Sta bene l’uomo a cui il 20 ottobre scorso l’equipe cardiochirurgica del Santa Maria di Terni ha impiantato un cuore artificiale (qui l’articolo). L’intervento in questione è considerato il primo del genere in Umbria e il quarto in tutto il centro Italia. I dettagli dell’operazione sono stati forniti oggi nel corso di una conferenza stampa dal direttore generale dell’Azienda ospedaliera Gianni Giovannini, dal direttore sanitario Leonardo Bartolucci, dal responsabile della Cardiochirurgia Alessandro Pardini e da quello della Terapia intensiva post-operatoria Emilio D’Avino.
In dettaglio, nel paziente, un 67enne di Rieti, è stato impiantato un dispositivo di assistenza meccanica al circolo, che permette l’apporto di sangue a tutto l’organismo, proprio come un vero “cuore artificiale”. L’uomo reatino ha reagito bene all’intervento e sta proseguendo la lunga riabilitazione nella struttura ospedaliera, dove dovrà rimanere ancora per almeno tre settimane.
“Questo intervento di grande complessità – ha spiegato Giovannini – è una conferma dei servizi di alta specialità che la nostra struttura riesce ad erogare. Il nostro lavoro si fonda sulla componente umana e professionale, un grande patrimonio che ha saputo supplire ai deficit strutturali e tecnologici rendendoci competitivi sul mercato locale e interregionale”.
Secondo Pardini “questo intervento permette all’azienda ospedaliera ternana di porsi come punto di riferimento per larga parte dell’Italia. Ma c’è la necessità – ha aggiunto – di fare delle scelte consapevoli puntando ulteriormente sull’alta specialità. La Regione dell’Umbria deve investire su questo fronte, perché per far sì che l’operazione sia solo la prima di una lunga serie abbiamo bisogno di stanziare dei soldi, sapendo che comunque questi rientreranno, oltre che di risorse umane”. Pardini ha infatti spiegato che l’intervento, particolarmente complesso e durato quasi 12 ore, ha richiesto “uno sforzo straordinario”.
In termini economici l’intervento è costato circa 100 mila euro, dei quali 80 mila per l’acquisto del macchinario. Quest’ultimo, alimentato con batterie dalla durata di circa otto ore, permetterà al paziente di integrare le funzioni del ventricolo sinistro, ormai praticamente fermo, consentendogli al tempo stesso di vivere una vita normale grazie all’utilizzo di un corpetto nel quale viene inserita la batteria.