Nella prima settimana di febbraio l’équipe di Chirurgia urologica mininvasiva dell’ospedale di Terni diretta dal professor Ettore Mearini ha eseguito il terzo intervento di cistectomia radicale nella donna senza incisione. Si tratta di una tecnica mininvasiva interamente intracorporea effettuata con l’impiego del robot. Tale procedura, descritta solo da pochi centri al mondo, riduce il trauma chirurgico e il danno estetico con conseguente impatto emotivo favorevole.
In particolare questa tecnica mininvasiva prevede di rimuovere la vescica e i linfonodi coinvolti dal tumore utilizzando la cavità vaginale senza effettuare incisioni cutanee. Nei tre casi consecutivi praticati, dopo la cistectomia radicale il professor Mearini ha eseguito due ricostruzioni della neovescica con minzione per vie naturali e una derivazione urinaria esterna.
Il professor Mearini spiega: “Si tratta di un intervento particolarmente demolitivo che normalmente viene svolto con la chirurgia a cielo aperto e che alcuni centri svolgono nella parte demolitiva con la tecnica laparoscopica o robotica ed in quella ricostruttiva con la chirurgia tradizionale. L’applicazione della tecnica robotica sia nella fase demolitiva che ricostruttiva integralmente intracorporea (senza incisioni cutanee) trova la sua massima espressione nel sesso femminile che utilizza il canale vaginale per la sua estrazione, mentre nell’uomo è indispensabile una piccola incisione per estrarre l’organo ammalato”.
L’azienda ospedaliera spiega che rispetto alla chirurgia tradizionale, la procedura minimamente invasiva eseguita dall’equipe del professor Mearini si rivela certamente più impegnativa per il chirurgo e anche per l’ospedale in termini di investimento tecnologico. “La ricostruzione intracorporea è particolarmente laboriosa – sottolinea il professore Mearini – e richiede tempi operatori più lunghi di circa 90 minuti, ma i vantaggi per il paziente sono straordinari. Innanzi tutto in termini di complicanze, soprattutto a carico della parete (si pensi all’infezione delle ferite e ai frequenti laparoceli), inoltre la mobilizzazione sarà particolarmente precoce vista l’assenza di dolore addominale post-operatorio. Altro punto di forza è rappresentato dalla meticolosa dissezione chirurgica dei tessuti che riduce drasticamente il rischio di sanguinamento intraoperatorio”. La paziente, quindi, è in grado di alzarsi 12 ore dopo l’intervento, sebbene l’iter preveda comunque un ricovero ospedaliero di circa 10-15 giorni anche per consentire l’acquisizione di nozioni, azioni e tecniche che porteranno la paziente a una nuova autonomia minzionale.
Necessario per cercare di garantire o prolungare la sopravvivenza, l’intervento di cistectomia in sé risulta particolarmente delicato e determina un peggioramento della qualità di vita per la nuova condizione minzionale. “Ma l’opportunità di utilizzare il robot – conclude il professor Mearini – per realizzare la derivazione urinaria esterna o interna senza un danno parietale rappresenta un indiscusso vantaggio psicologico e funzionale”.
Il direttore generale dell’ospedale, Andrea Casciari, afferma: “È un’ulteriore dimostrazione di come l’alta professionalità unitamente alla tecnologia e alla ricerca siano alla base della costante crescita di questa azienda, per garantire una sempre maggiore qualità delle prestazioni sanitarie e in particolare delle attività chirurgiche ad alta specializzazione come la chirurgia urologica mininvasiva e robotica, che è uno dei fiore all’occhiello del Santa Maria”.