L’ennesimo giorno del giudizio è arrivato per il comune di Terni e, come tutti quelli precedenti, il giudizio è stato ancora negativo.
Infatti nella giornata di oggi la Corte dei conti a sezioni unite ha bocciato il ricorso dell’amministrazione comunale in merito alla bocciatura del piano di riequilibrio pluriennale, dopo che la versione aggiornata, quella contenente il celeberrimo fondo di rotazione, è stato giudicato irricevibile dalla Corte dei conti dell’Umbria.
La strada, sembra ormai tracciata verso il dissesto dell’ente, con la giunta del Sindaco Leopoldo Di Girolamo messa all’angolo, sia dal suo partito, che aveva minacciato rivoluzioni in caso di esito negativo, sia dalle opposizioni che da anni tentano di scardinare la giunta di centro-sinistra, sia dallo stesso Di Girolamo che aveva promesso che in caso di bocciatura del piano di rientro, le dimissioni sarebbero state l’unica strada.
Intanto il sindaco prende tempo, rimanendo “in attesa di leggere il dispositivo e della applicazione delle procedure di legge che ne conseguiranno così come prevede in queste circostanze il testo unico degli Enti locali”, sottolineando come in queste situazioni la legge prevede anche che il prefetto assegni al Consiglio comunale il compito di esprimersi, entro 20 giorni, sul dissesto finanziario dell’Ente.
Una volta che il consiglio comunale ha riconosciuto il dissesto, viene nominato l’Organo straordinario di liquidazione (Osl), che rimane in carica per 5 anni ed è composto da tre commissari, con l’obbiettivo di risistemare i conti dell’ente. Nomina che non porterebbe all’automatico decadimento della giunta, in quanto possono rimanere in carica per l’ordinaria amministrazione.
Se la maggioranza prende tempo, da subito si sono scatenate le opposizioni, con in testa il Movimento 5 stelle che richiede entro la giornata di oggi le dimissioni del sindaco:
“C’è solo una parola: vergogna. Vergogna per aver portato la città nell’abisso del dissesto, per aver irresponsabilmente tenuto appeso Terni per un anno e mezzo alla mercede degli interessi di un partito e di una maggioranza immersa nelle proprie vicende giudiziarie. Ci siete riusciti, abbiamo toccato il fondo. Il cerchio si è chiuso. La responsabilità storica, imperdonabile e incancellabile è quella di aver non solo rovinato il presente ma compromesso il futuro.”
“Abbiamo solo una strada davanti – tuona Thomas De Luca – chi ha sbagliato deve pagare. Una questione di sopravvivenza e di civiltà, intimamente propria di uno stato di diritto in cui l’impunità è un privilegio inconciliabile. Questa strada noi la perseguiremo e la porteremo avanti con fermezza, con disciplina e onore così come la Costituzione richiede agli uomini e alle donne delle Istituzioni. Per questo chiederemo al Prefetto un incontro nelle prossime ore al fine di impedire che la città possa rimanere nuovamente appesa per un ulteriore anno ad un commissariamento prefettizio e si proceda speditamente allo svolgimento delle elezioni nella finestra elettorale di maggio 2018.”
Attacca a tutto campo invece Enrico Melasecche, che oltre a chiedere anche lui le dimissioni, e il pagamento della parcella di un ricorso secondo lui insensato, infine arriva ad una vera e propria chiamata alle armi per luned’ 29, in vista del prossimo consiglio dei capigruppo:
“Abbiamo oggi un sindaco barcollante che disse di non essere in grado di svolgere quel ruolo, aveva perfettamente ragione, ma che poi nei meandri della burocrazia di partito e soprattutto del potere che ammalia ha tirato avanti una esperienza stanca, senza passione, senza coraggio, senza speranza. Chiediamo a questo punto la decenza delle dimissioni unitamente alla colletta che la giunta sicuramente farà al proprio interno per pagare i 40.000 euro di una parcella legale per una lite temeraria contro le Istituzioni ma soprattutto contro la città che lunedì prossimo é chiamata a raccolta per manifestare la propria volontà di cambiamento. Terni ha bisogno di aria nuova, ha bisogno di una guida capace, ha bisogno di tornare a sognare e lavorare sodo per ricostruire un futuro che in questi lunghissimi diciotto anni le è stato negato. Tutti a Palazzo Spada lunedì prossimo 29 gennaio, alle 15,30, per chiedere a gran voce di riacquisire quella libertà che insieme a Ciaurro riuscimmo plasticamente a donare a tutti i ternani, a qualsiasi ideale politico facessero riferimento. Terni orgogliosa del proprio passato, fiduciosa in un presente diverso, riprende a scommettere sul proprio futuro.”
Per Cecconi (FdI), che esulta vendendo la fine di questa giunta ormai prossima, “Resta il rammarico di aver fatto perdere a Terni e ai ternani troppo tempo, almeno un anno e mezzo di non-governo, inchieste, arresti, rinvii a giudizio, bocciature, debiti su debiti, deriva della città sotto ogni profilo. Resta il rammarico di aver dovuto assistere alla più spudorata melina. Resta il rammarico, nell’interesse di Terni e dei ternani, che non una delle denunce che abbiamo mosso ai conti comunali in questa consiliatura (dal consuntivo-2013, al Piano di riequilibrio varato dal consiglio comunale nel dicembre-2016 e quest’oggi definitivamente bocciato dalla magistratura contabile) sia mai stata presa in considerazione, trattata anzi come vaniloquio. Ci avessero dato un po più ascolto, oggi non saremmo a questo punto: ma il fallimento sancito dall’odierna sentenza è anche figlio di tanto ottusa e tracotante partigianeria.
Infine la Lega Nord, per quanto festante per quello che sembra essere l’epilogo di una lunga odissea, pone l’attenzione sul prossimo futuro, che non sarà di certo agevole per la città di Terni: “Affrontare le conseguenze del dissesto – avverte l’accoppiata Cini\Fiorini- significa intraprendere un lungo percorso bagnato dalle lacrime e dal sangue dei ternani incolpevoli ed inermi di fronte al fallimento delle giunte di centrosinistra che si sono
avvicendate negli ultimi decenni. E sebbene vi sia una sentenza che inchioda gli amministratori alle loro responsabilità – avvertono i leghisti – addirittura nelle segreterie dei partiti di maggioranza si ipotizzano soluzioni creative, cercando di salvare il salvabile, cioè poltrone e posti di potere, magari attraverso il varo di una nuova giunta asseritamente in discontinuità con le precedenti.
“Tutto ciò non è più tollerabile – sbotta la coppia leghista – Di danni ne sono stati fatti abbastanza. Occorre restituire alla città quegli spazi di democrazia che merita. Restiamo in attesa di conoscere le decisioni del sindaco e della giunta, dopodichè valuteremo ogni azione possibile da intraprendere per liberare questa città da quelle persone che hanno portato Terni sull’orlo del baratro e ora si apprestano all’ultima inesorabile spinta. Noi non glielo permetteremo. Saremo sempre al fianco dei cittadini ternani con coraggio e determinazione, per restituire alla città un’amministrazione degna di tale nome magari già nel maggio 2018, come la decenza e il buon senso imporrebbero”
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