L’attenzione è concentrata sul PM10, sulla cui base è stato emesso il provvedimento delle targhe alterne, ma a Terni a preoccupare maggiormente dovrebbero essere i livelli di PM2,5. Infatti, mentre i livelli di PM10 raramente sono arrivati oltre il doppio del limite fissato dalla legge, il PM2,5 è spesso a livelli tripli rispetto quelli fissati dalle norme ed in alcuni casi è arrivato a quadruplicare tali soglie.
Più piccole, più nocive. La sigla PM sta per Particulate Matter (materia particolata) mentre il numero che segue corrisponde alla dimensione, al diametro delle particelle (PM10 indica particelle dal diametro di 10 µm mentre PM2,5 indica particelle più piccole, di diametro pari a 2,5 µm). Proprio le particelle più piccole sono più pericolose per la salute delle persone poiché possono essere respirate e spingersi nella parte più profonda dell’apparato, fino a raggiungere i bronchi. In sostanza, più le particelle sono piccole, più sono nocive.
Limiti. Proprio per questa maggiore nocività l’Europa ha fissato livelli più bassi rispetto a quelli previsti per il PM10: mentre per quest’ultimo il valore della media giornaliera da non superare è 50 µg/m3, per il PM2,5 il valore è 25 µg/m3. C’è però una differenza: il limite fissato per il PM10 è un valore tassativo, mentre quello del PM2,5 è ancora un “valore obiettivo” (fissato nel 2010) che diventerà “valore limite” (della stessa valenza di quello del PM10) a partire dal 2015. L’Ue ha infatti riconosciuto ai Paesi membri 5 anni per apportare interventi per contenere la quantità di queste polveri fini. Purtroppo ne in Italia, ne tanto meno a Terni, è stato fatto nulla per raggiungere tale obbiettivo.
PM2,5 alle stelle. Il risultato di questo immobilismo è che le tre centraline dell’Arpa dislocate a Terni indicano ora livelli di PM2,5 molto elevati. Negli ultimi 30 giorni sia a Borgo Rivo che in via Carrara che a Le Grazie, il valore di 25 µg/m3 è stato rispettato solo in 3 giorni. Nella maggior parte dei giorni si registrano invece valori doppi e tripli rispetto al limite fissato dall’Europa (che sarà legge dal prossimo anno).
PM2,5 pericoloso anche sotto livelli Ue. Doppiare e triplicare continuamente i limiti fissati dall’Ue è molto preoccupante ma diventa allarmante alla luce di un recente studio dell’Università di Utrecht pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet: l’inquinamento atmosferico ucciderebbe anche al di sotto dei limiti di PM2,5 imposti dalla Ue e per tutelare la salute bisognerebbe evitare di superare 10 µg/m3 (a Terni valori così bassi si registrano in pochissimi giorni all’anno).
Secondo gli scienziati, per ogni 5 microgrammi per metro cubo (µg/m3) di esposizione annua a inquinamento da PM2,5, il rischio di morire per cause naturali, legate all’inquinamento, aumenta del 7 per cento. Fra i 367.251 partecipanti allo studio, 29.076 sono morti per cause naturali durante una media di 13,9 anni di osservazione. I risultati hanno mostrato che l’esposizione a lungo termine alle particelle di polveri sottili con diametro inferiore a 2,5 micrometri costituiva la minaccia maggiore alla salute anche al’interno del range di sicurezza stabilito dalla legislazione europea (di 25 microgrammi per metrocubo).
L’associazione con morte prematura restava significativa anche al netto di fattori come il fumo, lo status socio-economico, l’attività fisica e l’indice di massa corporea. I ricercatori hanno inoltre notato questo eccesso di mortalità legato alle PM2,5 negli uomini ma non nelle donne. Secondo gli scienziati, il limite dell’Oms, di 10 microgrammi per metrocubo, è quello a cui bisognerebbe tendere per avere effetti migliori sulla salute.
Smog cancerogeno. Ulteriore conferma della pericolosità: lo scorso ottobre lo Iarc ha dichiarato lo smog cancerogeno: si ritiene che il 5% di tumori ai polmoni sia attribuibile al particolato.