No alla produzione e all’uso del Combustibile solido secondario in Umbria, sì alla “Strategia rifiuti zero”: è l’appello che il neonato Forum per la qualità ambientale ha lanciato oggi a Terni in una conferenza stampa. Al Forum hanno aderito il Partito della Rifondazione Comunista, l’Italia dei Valori, il Circolo Legambiente di Stroncone, la Federconsumatori Terni, i Giovani Comunisti, Daniela Mercorelli (circolo Pd Polymer) ed “è aperto a quanti vogliano dare il proprio contributo per una nuova stagione nelle politiche ambientali regionali e locali”.
Il Forum, anche attraverso una raccolta firme per una petizione, si propone di impedire il ritorno all’incenerimento dei rifiuti urbani nella regione sotto forma di Css e di superare definitivamente ogni forma di incenerimento dei rifiuti anche in ambito industriale. Affermano i promotori: “La nostra Regione, che grazie alla grande mobilitazione di questi mesi ha definitivamente rinunciato sia al conferimento dei rifiuti urbani all’inceneritore di Terni Ena, sia alla costruzione di un nuovo impianto per l’ambito perugino, è adesso chiamata ad essere coerente con gli impegni presi, adottando la strategia ‘Rifiuti zero’ e attivandosi per la progressiva riduzione della quantità di rifiuti prodotti e la promozione del riciclo e del riuso della materia prima seconda derivante dai rifiuti attraverso trattamenti di tipo meccanico biologico”.
“La produzione e la combustione del Css – affermano ancora i promotori del Forum – è il frutto avvelenato del decreto Clini, approvato in via definitiva a camere sciolte nel febbraio di quest’anno, con cui il Governo ha cambiato il nome alle famigerate ecoballe (il Cdr, Combustibile Derivato dai Rifiuti) ed ha agevolato il loro incenerimento presso i cementifici, impianti altamente inquinanti che in questo modo godrebbero non solo di procedure auotrizzativo e ulteriormente agevolate, ma beneficierebbero dei contributi per lo smaltimento. Produrre e bruciare Css significa privatizzare i profitti e socializzare le perdite, con gravi conseguenze ambientali, sanitarie ed economiche; significa porre la parola fine alla promozione della raccolta differenziata e alla crescita di una vera economia verde nella regione”.
“Dalle scelte che si assumeranno nell’immediato futuro dipenderà la possibilità stessa di creare nuova occupazione e nuovo sviluppo nel settore, peraltro strettamente connesso con la riqualificazione produttiva dell’industria chimica regionale e con la promozione di un modello di green economy radicato nel territorio ed al servizio della comunità. L’appello – proseguono i promotori – è il nostro contributo alla più complessiva mobilitazione regionale e locale sul tema dell’ambiente e dei rifiuti, in vista delle scelte decisive che verranno assunte dal Consiglio regionale in merito agli indirizzi del prossimo Piano regionale di gestione del ciclo dei rifiuti; un contributo aperto alla condivisione di tutte e tutti, per unire le forze vive del nostro territorio e della nostra regione e vincere questa difficilissima battaglia di civiltà e di democrazia”.