Da due anni 35 ricercatori percepiscono uno stipendio dimezzato ed ora corrono il rischio di perdere anche quello: in pericolo è uno dei più importanti centri di ricerca di Terni (e dell’Umbria). Sul destino dell’Isrim, che opera nei laboratori di Pentima, aumentano infatti le incertezze e le preoccupazioni. Già due settimane fa i sindacati avevano lanciato l’allarme (qui l’articolo). Le voci di corridoio e gli inquietanti e prolungati silenzi della regione Umbria, socio di maggioranza del centro di ricerca ternano, lasciano intendere che l’intenzione sia quella di chiudere. Per scongiurare una simile decisione i ricercatori hanno scritto una lettera aperta alla presidente della Regione, Catiuscia Marini.
Non è un carrozzone. L’Isrim (Istituto Superiore di Ricerca e Formazione sui Materiali Speciali per Tecnologie Avanzate) non è uno dei tanti carrozzoni pubblici dell’Umbria: è invece uno dei pochissimi centri di eccellenza della ricerca che in oltre 20 anni ha prodotto ricchezza e innovazione lavorando soprattutto per le imprese locali. La proprietà è mista: 70% pubblica e 30% privata ma a parte l’investimento iniziale degli anni ’90 (circa 32 miliardi di lire destinati alla ristrutturazione dei laboratori di 8 mila metri quadri ed all’acquisto del parco strumentale), l’Istituto non è destinatario di affidamenti diretti e non dispone di canali preferenziali per l’accesso a fondi pubblici.
Risparmi e premi. Prima della crisi, il volume di attività si manteneva sui 3,5 milioni di euro contando su oltre 200 clienti ogni anno. Quando sono diminuiti gli introiti, i ricercatori si sono tagliati gli stipendi: con la cassa integrazione e poi con i contratti di solidarietà hanno risparmiato circa 1,7 milioni di euro; importo, per paradossale coincidenza, pari al credito che Isrim vanta dalla Pubblica Amministrazione. I ricercatori vantano numerose pubblicazioni su prestigiose riviste scientifiche e solo tre anni fa l’Istituto si è aggiudicato un importante premio: il Life-environmental Best Project 2010 Award. Infine oltre 600 giovani sono stati ospitati nei laboratori per tesi di laurea, borse di studio, tirocini, stage e master.
Insomma, l’Isrim non ha niente a che vedere con i tanti poltronifici dell’Umbria, messi in piedi e mantenuti solo a scopi clientelari. Eppure (o forse proprio per questo) la Regione sembra intenzionata a risparmiare chiudendo proprio (e soltanto) questo importante ente. Da mesi i sindacati hanno chiesto risposte senza mai riceverne. Ora i ricercatori invitano la presidente Catiuscia Marini a visitare i laboratori.
La lettera aperta. Questa la lettera dei ricercatori inviata alla presidente dell’Umbria:
“Egregio Presidente,
apprendiamo da voci confuse ma insistenti l’intenzione dei Soci pubblici di procedere alla liquidazione del nostro Istituto.
Prima ancora della preoccupazione personale, ci avvilisce il naufragare di un ambizioso progetto, promosso dalla stessa Regione dell’Umbria, cui abbiamo contribuito con passione autentica conferendo contenuti tecnici e di mercato.
Un progetto di ricerca applicata, trasferimento tecnologico e servizi reali per l’innovazione non virtuali, ma realizzati sul campo, in laboratorio o presso le imprese, con competenze multidisciplinari e strumenti scientifici, affiancando imprenditori, formando giovani laureati e diplomati.
ISRIM non è un’agenzia virtuale, ISRIM è un laboratorio in cui ricercatori e tecnici eseguono prove ed analisi su matrici ambientali, su materiali e prodotti, realizzano prototipi e trasferiscono in maniera diretta competenze specialistiche al tessuto produttivo, soprattutto della nostra regione.
In oltre venti anni abbiamo dato corpo e valenza scientifica alle idee di molti imprenditori ed abbiamo ospitato nei nostri laboratori moltissimi giovani. Di questo abbiamo fatto il nostro mestiere e con ciò abbiamo aperto un mercato, senza gravare sul bilancio regionale, intercettando fondi, su bandi europei, nazionali, regionali senza canali preferenziali, finalizzati ad acquisire competenze specialistiche per rispondere alle imprese.
Al sopraggiungere della crisi abbiamo contratto tutti i costi; con la Cassa Integrazione prima e con i Contratti di solidarietà poi abbiamo risparmiato circa 1,7 Milioni di euro, importo, per paradossale coincidenza, pari al credito che ISRIM vanta dalla Pubblica Amministrazione.
Con l’avanzare della crisi, il sostegno pubblico alla Ricerca & Sviluppo si è drasticamente ridotto ed il mercato privato si è contratto; la capacità di auto-sostentamento dell’Istituto vacilla.
Ma ancora oggi, nel pieno della crisi, le imprese che si rivolgono a noi sono quelle che non mollano, quelle che tentano di resistere, con la Ricerca e l’Innovazione.
Egregio Presidente,
è davvero certa che oggi questo nostro mestiere di ‘artigiani della scienza’ non serva più?
Pensa che questa nostra attività non sia coerente con gli indirizzi europei, recepiti in sede regionale, in materia di Innovazione (Smart Specialization Strategy)?
Non ritiene che la disponibilità sul territorio di strumenti concreti e già operativi sia utile alla efficace finalizzazione dei Fondi Strutturali all’uopo stanziati?
Valuta più convenienti complesse operazioni di frammentazione e scorporo rispetto ad un rilancio dell’Istituto sotto forma di attività con una ricaduta diretta sulle nostre imprese?
Egregio Presidente,
La invitiamo a visitare i nostri Laboratori, non per rispondere a domande, ma per acquisire informazioni sulle quali basare le Sue decisioni”.
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