Trent’anni fa il disastro di Chernobyl. Il 26 aprile del 1986 una centrale nucleare esplose contaminando di scorie radioattive gran parte di quell’area della allora Unione Sovietica: l’Ucraina, la Bielorussia e tantissime zone limitrofe, tanto che gli effetti sull’agricoltura arrivarono anche da noi. La centrale infatti rilasciò una ricaduta 400 volte più radioattiva della bomba di Hiroshima, contaminando più di 200.000 km quadrati d’Europa. Circa 600.000 persone furono esposte a dosi elevate di radiazioni e più di 350.000 evacuate dalle zone contaminate. Ancora oggi, le cause dell’esplosione sono da chiarire.
Terni fu una delle prime città ad attivarsi a sostegno delle famiglie bielorusse, sin dal 1991. Attraverso l’associazione “Aiutiamoli a vivere”, che da allora porta bambini in Italia per un periodo di alcuni mesi al fine di “disintossicarsi dalle scorie. Ma anche attraverso tantissime altre iniziative simili. Col tempo sono cresciuti rapporti umani fra le famiglie ternane e quelle bielorusse, fra i bambini e le famiglie che li hanno accolti, ma anche inevitabilmente fra Terni e la Bielorussia. Una incredibile catena di solidarietà che va avanti ancora oggi, al di là delle differenze politiche, soprattutto nel nome dei bambini, vittime innocenti di questo disastro senza precedenti. E’ per questo motivo che alcuni consiglieri di maggioranza (Masiello, Filipponi, Piccinini. Piermatti, Zingarelli, Ricci, Lamanna, Chiappini, Crisostomi) hanno voluto ricordare i trenta anni dal disastro di Chernobyl attraverso una proposta di attivazione del Patto di amicizia della città di Terni con le popolazioni dei territori contaminati dalle radiazioni di Chernobyl in territorio bielorusso.
“Il Patto di Amicizia – scrivono – costituisce un atto formale che da valore ad un rapporto di reciprocità con le popolazioni della Repubblica di Bielorussia che già esiste e che intendiamo quindi consolidare. In un momento storico nel quale anche in Europa tornano a soffiare i venti della xenofobia e dei nazionalismi, con la creazioni di muri tra le popolazioni e la chiusura delle frontiere, credo sia ancora più importante ricordare che solo con la solidarietà, l’integrazione ed il sostegno reciproco si può crescere nella pace e nella democrazia, soprattutto di fronte a drammi di uomini, donne e bambini che fuggono dalle guerre, dalla povertà e dal dolore”.