Le malattie e le morti degli operai che lavoravano all’Asm di Terni non hanno colpevoli: il gup del tribunale di Terni ha prosciolto tutti i dieci imputati accusati di concorso in omicidio colposo e lesioni gravi. Con la sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste emessa intorno alle ore 14, il gup Pierluigi Panariello esclude che i tumori che hanno colpito 4 operai (due dei quali morti tra il 2008 e il 2011), siano riconducibili al lavoro svolto all’interno dell’inceneritore. Tra i prosciolti c’è l’ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, e ci sono gli ex presidenti Asm: Giacomo Porrazzini, Stefano Tirinzi e Piero Sechi.
“Finalmente è stata fatta giustizia” ha commentato l’avvocato Adriana Faloci che ha difeso i quattro sopra menzionati con il collega Davide Brunelli. “Le due perizie disposte prima dal gip e poi dal gup, su richiesta della procura – ha aggiunto – erano state inequivocabili, e in particolare la seconda è stata ancora più incisiva nel dimostrare l’infondatezza delle tesi dell’accusa”. L’ultima consulenza aveva infatti escluso un nesso di casualità esclusivo e diretto tra le malattie e le mansioni dei quattro dipendenti all’interno dell’impianto.
L’indagine che ha portato a questo epilogo era partita nel 2008, dopo il sequestro dell’inceneritore da parte della magistratura e la morte del capoturno 48enne Giorgio Moretti, cui aveva fatto seguito, nel dicembre 2010, quella del collega Ivano Bordacchini, gruista di 56 anni.
Per l’inceneritore Asm resta in piedi il filone ambientale che vede coinvolti, a vario titolo, 18 persone tra ex amministratori comunali e vertici dell’azienda municipalizzata. In quel procedimento sono già caduti in prescrizione 18 ipotesi di reato ma restano in piedi le accuse di disastro ambientale, mobbing ai danni di 11 lavoratori Asm e truffa allo Stato.
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