Un airbag per i ciclisti, capace di proteggere la testa in caso di cadute ed incidenti. Proprio come quello delle automobili, si apre solo in caso di necessità. Si chiama Hövding ed è stato progettato da due studentesse svedesi della facoltà di ingegneria della Lund University: Anna Haupt e Terese Alstin. Nel 2005 le due hanno deciso di realizzare l’airbag per i ciclisti nell’ambito di un progetto sperimentale per la tesi del master in industrial design. In Svezia era appena entrato in vigore l’obbligo di indossare il casco per i minori di 15 anni. Ogni anno in Svezia muoiono 40 ciclisti e si registrano 30 mila feriti. Uno su tre riporta ferite alla testa. Il 40% dei ciclisti che ha riportato ferite mortali non indossava il casco. Gli elmetti riducono del 60% le probabilità di contusioni e traumi. Inutile dire che in Italia i ciclisti che ogni anno perdono la vita sulla strada sono molti di più: nel 2010 ad esempio sono stati 263.
La Swedish Road Administration voleva estendere la norma anche ai ciclisti adulti che però vedevano il casco più come una minaccia ed un intralcio che come un accessorio per viaggiare in sicurezza sulle due ruote. Da qui l’idea di un casco/non casco, ovvero una sorta di collare ergonomico che si indossa e si apre solo all’occorrenza grazie alla presenza di sensori, rimanendo invisibile e non invasivo in tutti gli altri casi. Sono disponibili delle cover in diversi colori così da poter essere abbinata agli indumenti indossati.
Le due studentesse volevano realizzare un accessorio così attraente per i ciclisti da rendere superflua l’emanazione di una legge che lo facesse diventare obbligatorio. In tanti non indossano il casco per timore di rovinare l’acconciatura, perché non è pratico da trasportare o ancora perché lo trovano ridicolo. In Svezia, inoltre, fa molto freddo ed il casco non consente di indossare cappelli sotto per proteggersi una volta scesi dalla bici.
Un’idea ottima non basta: in Italia sarebbe probabilmente naufragata per mancanza di finanziamenti e affogata in un mare di burocrazia (insuperabile per due studenti). In Svezia invece il concept si è trasformato in un prodotto commerciale, grazie all’assegnazione di un fondo nell’ambito del concorso Innovationsbron ed alla collaborazione con la Alva Sweden, azienda specializzata nella produzione di airbag. Nel 2006 il prodotto ha vinto anche la Venture Cup e con i capitali in palio le due hanno fondato una loro compagnia: la Hövding Sverige AB che oggi dà lavoro a 16 persone.
Ci sono voluti 7 anni di lavoro, con il prezioso aiuto di uno specialista in traumi al cranio, per confrontare i movimenti più comuni di testa e corpo in caso incidenti con la normale andatura della bici e realizzare dei sensori ad hoc, capaci di attivare l’airbag in caso di anomalie. Oggi il casco-airbag è realtà: si può acquistare anche online ma il costo è decisamente proibitivo: il prezzo si aggira infatti sui 466 euro (su ebay si trova a 399 euro). Facile immaginare che ci vorrà ancora del tempo prima che i prezzi diventino accessibili e l’airbag per ciclisti si diffonda in massa.
A fine vita il collare si rispedisce alla fabbrica in Svezia che provvede a riciclarlo.
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