Droga dall’Albania a Terni, 15 arresti, 27 mila euro sequestrati. Operazione Daku, le foto

3

Il loro quartier generale era una panchina di un parco di viale Turati, dietro un edicola: lì si riunivano e decidevano le operazioni per l’imponente spaccio di droga che avevano messo in piedi. Facevano arrivare cocaina e marijuana direttamente dall’Albania e, una volta a Terni, la vendevano a studenti universitari, imprenditori, ristoratori, affermati professionisti. Altissimi guadagni che consentivano ai componenti di un’organizzazione criminale italo-albanese di frequentare quotidianamente ristoranti, night club, locali notturni e sale giochi. Ricchi malavitosi che potevano permettersi di pagare anche la compagnia di belle ragazze. Dopo un anno di indagini, con l’operazione Daku, la polizia ha smantellato l’organizzazione. Questa notte sono finite in manette 15 persone e sono stati sequestrati 27 mila euro in contanti. Nei mesi scorsi, sempre nell’ambito dell’operazione Daku, erano state arrestate altre 18 persone e sequestrati circa 500 chili di droga e quattro armi.

LE FOTO DELL’OPERAZIONE DAKU:

Le investigazioni relative all’operazione Daku hanno avuto origine nella giornata del 6 maggio del 2011 quando nel primo pomeriggio, a seguito di una perquisizione domiciliare, è stato arrestato un piccolo imprenditore edile ternano, trovato in possesso di 8 involucri di cocaina confezionati in nylon, per un peso complessivo di 44,8 grammi.

Da quel rinvenimento, è iniziata una capillare attività di indagine che ha portato ad individuare colui che aveva ceduto lo stupefacente: M.A., giovane napoletano da anni residente a Terni, ex operaio dell’AST che si occupava dello spaccio della cocaina cedendola a molte persone che nei fine settimana affollano le vie del centro tra pub, bar e locali vari.

Tra i clienti, sono stati identificati studenti, imprenditori, ristoratori, professionisti. Il giovane risultava ben inserito in questo contesto sociale grazie anche alla frequentazione di una nota palestra del centro che gli aveva consentito di allacciare importanti contatti con la “Terni bene”.

Le indagini sono andate ancora più a fondo ed hanno permesso di accertare un saldo rapporto di malaffare fra M.A e quello che veniva identificato come il suo fornitore di stupefacente e cioè il cittadino albanese M. R.

Le successive attività tecniche hanno portato gli investigatori ad allargare la schiera dei personaggi coinvolti nell’attività di spaccio, monitorando costantemente gli spostamenti di M. R., del fratello M. B., di un’altra decina di cittadini albanesi e di tutti coloro che, a vario titolo, avevano rapporti con gli indagati.

In questo modo, oltre ad accertare le responsabilità penali degli appartenenti al sodalizio criminoso gli inquirenti hanno accertato che la sostanza stupefacente proveniva direttamente dall’Albania e più esattamente dalla zona di Lazarat, nel distretto di Gjrokaster, per poi essere trasportata fin in Italia, attraverso la frontiera di Bari, nascosta all’interno di gomme di Tir o su grossi gommoni che sbarcavano lo stupefacente sulle coste pugliesi.

Una volta arrivata a Bari, tramite conoscenze con la malavita locale, la droga veniva portata nei pressi dell’abitato di Acquaviva delle Fonti (Ba), dove veniva lavorata e smistata sui vari mercati nazionali ed europei. In particolare le partite erano smistate per Narni, Roma, Firenze, Pesaro e Milano, ma anche per l’Inghilterra e l’Olanda .

Il 10 luglio 2012 la polizia di Terni ha quindi effettuato un’operazione antidroga, con l’ausilio di supporto aereo della Polizia di Stato italiana, nella cittadina di Lazarat che ha portato all’arresto di 5 trafficanti ed al sequestro di oltre cinquemila piante di marijuana che sono state successivamente distrutte.

Un numero così elevato di piante di canapa era necessario per mantenere l’imponente traffico di droga. Il gruppo criminale in ogni viaggio era infatti solito trasportare dall’Albania all’Italia quantitativi di marijuana che si aggiravano tra i 150 ed i 350 chili. A conferma di questo, in un’occasione agenti della polizia di Terni si sono recati a Pesaro dove hanno intercettato, a bordo di un Opel Zafira con targa albanese, S. X. , V.O. e X. E., che muovendosi con molta circospezione, avevano parcheggiato un secondo veicolo al cui interno era nascosto un carico di marijuana di circa 150 chili.

L’organizzazione malavitosa aveva di fatto stabilito come luogo, dove avvenivano le riunioni di “lavoro” e si decidevano le strategie di mercato, le panchine di viale Turati, dietro un’edicola. Una scelta non causuale: infatti, proprio per la collocazione delle panchine in un’area pubblica, lontana dalla strada e da eventuali parcheggi, garantiva un buon controllo dell’area circostante. Gli agenti della Sezione Antidroga hanno studiato a lungo quali modalità d’intervento potessero attivare per poi collocare una telecamera e dei microfoni sopra un albero di fronte al luogo di ritrovo.

Le intercettazioni delle conversazioni degli indagati e le riprese video hanno permesso agli inquirenti di ottenere indicazioni per delineare il quadro criminale e di compiere arresti e clamorosi sequestri di droga.

Questi i sequestri e gli arresti avvenuti in distinte operazioni:

– 130,6 grammi di marjiuana e due dosi di cocaina per grammi 3,5 con l’arresto G. D.;

– 100 gr. di cocaina, suddivisa in cilindretti con l’arresto di un cittadino italiano appartenente al sodalizio criminale P. M. e G. F.;

– 490 grammi di marijuana e 108 grammi di cocaina con l’arresto di due cittadini albanesi;

– 640 grammi di cocaina e 250 di marijuana traendo con l’arresto in flagranza di reato di F. E., S. G. e I. A.;

– 2,1 chilogrammi di sostanza stupefacente tipo marijuana sequestrati nei confronti di B. E. e H. T. che sono stati arrestati;

– 187 chilogrammi di sostanza stupefacente tipo marijuana sequestrata ad Andria (sempre dalla polizia di Terni), dove sono stati arrestati S.X., M. B. e M. R.;

– 320 chilogrammi di sostanza stupefacente tipo marijuana sequestrata ad Acquaviva delle Fonti (Ba), dove sono stati arrestati cinque individui.

Tutti gli indagati albanesi erano in regola con permessi e carte di soggiorno, ma, nel corso dell’intera investigazione non hanno mai svolto alcuna attività lavorativa lecita, vivendo solo ed esclusivamente con gli introiti della vendita di stupefacente. Introiti che garantivano un elevato tenore di vita: quasi quotidianamente, frequentavano ristoranti, night club, locali notturni e sale giochi, intrattenendo rapporti con entraîneuse, anche all’esterno dei locali. Spendevano fiumi di denaro, ricalcando perfettamente lo stereotipo del malavitoso rappresentato in film e serie tv.

Al termine delle investigazioni, durate quasi un anno, e svolte con notevoli difficoltà a causa della buona conoscenza da parte degli indagati del personale operante e del contesto territoriale in cui questi operavano, le prove raccolte hanno portato il pm Elisabetta Massini, che ha curato le indagini fin dalle origini, ad inoltrare la richiesta delle misure cautelari a carico di 19 individui al gip, Pierluigi Panariello, per la violazione in concorso nello spaccio di rilevanti e diversificati quantitativi di stupefacente.

L’operazione Daku è stata così denominata perché tale sostantivo indica nel gergo degli indagati la figura del “capo”, il soggetto che riveste una caratteristica prioritaria nel quadro criminale.

Le ordinanze sono state eseguite nella notte: a Terni sono state arrestate 13 persone, di cui 1 di nazionalità rumena, due italiani e gli altri albanesi. Nel corso di una perquisizione domiciliare sono stati sequestrati anche 27 mila euro. Altri due albanesi sono stati arrestati a Lecce e a Siena.

Durante la complessa attività di indagine, precedente all’operazione di questa notte, sono stati effettuati18 arresti e sequestrate 4 armi oltre a circa 500 chili di droga. Complessivamente l’operazione Daku ha quindi portato in carcere 33 persone.

CONDIVIDI