La riforma sanitaria regionale è ancora da definire e vedrà la luce solo tra qualche tempo ma l’ipotesi di una dislocazione della Asl da Terni a Foligno ha già provocato diverse conseguenze politiche. Inoltre, ha inevitabilmente posto al centro dell’attenzione pubblica tutto quello che riguarda l’azienda sanitaria locale ternana: riflettori puntati che stanno portando all’attenzione dei cittadini una serie di aspetti gestionali forse discutibili e sicuramente impopolari. Dopo essere venuti a conoscenza degli stipendi dei tre vertici, ed aver appreso di un consistente aumento degli stessi, ora i ternani potranno strabuzzare gli occhi anche di fronte alla cifra pagata per l’affitto della struttura che ospita gli uffici. Per il canone dell’edificio di via Bramante, l’Asl spende un milione e centomila euro l’anno, lo scrive oggi Giuseppe Magroni sul Corriere dell’Umbria.
Una sede che risulta onerosa anche per i consumi: tanti spazi vuoti, con lunghi corridoi, determinano maggiori costi di riscaldamento (in inverno) e di climatizzazione (in estate). Una sede che è quindi sempre più insostenibile e che, in chiave della riforma sanitaria, potrebbe contribuire a far pendere l’ago della bilancia dalla parte di Foligno.
L’ipotesi in campo è allora quella di costruire una nuova sede, di propria proprietà, più efficiente: l’edificio potrebbe sorgere su terreni a Colle Obito, adiacenti all’ospedale, già in possesso della Asl. Le risorse per la nuova struttura potrebbero arrivare dalla vendita del vecchio palazzo della sanità, in centro, del valore di circa 6 milioni di euro, e da un mutuo acceso utilizzando quel milione e centomila euro che oggi finisce nelle tasche del locatore degli uffici di via Bramante.
Con la nuova sede a Colle Obito si realizzerebbe il progetto della città della salute e di vantaggi ce ne sarebbero diversi: potrebbero essere unificati i magazzini e i laboratori con quelli dell’ospedale, sarebbe costruito un nuovo parcheggio comune ponendo fine alla mancanza di posti auto al Santa Maria, tutte le strutture della sanità pubblica sarebbero raccolte in poche centinaia di metri.