Riduzione degli interessi passivi bancari, ricollocazione dei dipendenti, valorizzazione e cessione degli immobili: sono le tre strade maestre che la Diocesi di Terni sta percorrendo per portare in pareggio le casse della curia, dopo il buco di bilancio di oltre 20 milioni di euro (finito anche al centro di delicate indagini della magistratura). Lo ha detto oggi l’amministratore apostolico, Ernesto Vecchi, nel corso di un incontro con i giornalisti in occasione della festa del patrono della categoria, San Francesco di Sales. Come al solito il vescovo è stato chiaro, ha snocciolato qualche numero e spiegato nel dettaglio le proprie intenzioni.
Tema centrale dell’incontro è stata la situazione dei conti della curia, a quasi un anno dall’insediamento dell’amministratore, avvenuto il 2 febbraio scorso. “L’esposizione con le banche da 17 milioni di euro non c’è più grazie al famoso prestito concesso, senza interessi, dalla Ior – ha spiegato Vecchi – e nel 2013 abbiamo portato il debito a un milione e 300 mila euro, ora puntiamo a toglierlo del tutto nel 2014″.
Secondo l’amministratore apostolico uno dei problemi principali dei conti è rappresentato dai 14 dipendenti. “Dobbiamo dimezzare le spese relative al personale – ha detto – portandole a non più di 250 mila euro all’anno. Con le dimissioni di Zappelli e Galletti siamo già arrivati a 422 mila euro e adesso dobbiamo arrivare a 250 mila altrimenti non ce la caviamo perché attualmente stiamo pagando gli stipendi con i soldi presi in prestito. La cosa migliore sarebbe ricollocare alcuni dipendenti alle stesse condizioni attuali, abbiamo già interessato diverse istituzioni ma la cosa non è facile. In alternativa dovremo utilizzare gli ammortizzatori sociali, riducendo l’orario di lavoro. Stiamo comunque risolvendo la cosa in termini ragionevoli. Il problema c’è ma non mi spaventa”. Vecchi ha poi aggiunto che i propri collaboratori stanno lavorando all’esame degli immobili di proprietà della Diocesi. “Li stiamo lucidando per renderli più appetibili”, ha spiegato.
Per quanto riguarda il debito, il vescovo ha attribuito alcune responsabilità alle parrocchie che avrebbero speso troppo finendo poi per attingere alle casse della Diocesi. Il presule ha anche reso noto di aver invitato il suo predecessore, Vincenzo Paglia, oggi presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, a celebrare la tradizionale cerimonia della Festa della promessa, domenica 9 febbraio nella basilica di San Valentino. “È un atto di comunione ecclesiale – ha spiegato – che mi sono sentito di fare conoscendo un po’ meglio la situazione. Lo stimo molto, qui era un po’ assente, ma ha doni grandi. È un riconoscimento per quello che ha fatto”.
Quanto all’arrivo del nuovo vescovo, infine, bisognerà attendere ancora diversi mesi, almeno fino a quando la situazione economica non sarà del tutto sanata.
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