Giornata del popolo rom, ”a Terni 70 famiglie nascondono le loro origini per paura”

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RomA Terni c’è una comunità rom composta da 70 famiglie, provenienti dall’Ovest della Romania, che nascondono la loro etnia e le loro origini perché hanno paura della discriminazione razziale. Lo afferma l’associazione Terni Donne in occasione della giornata internazionale del popolo rom che si celebra oggi 8 aprile.

Secondo Terni Donne “i Rom hanno paura di essere discriminati, di subire ingiustizie, persecuzioni e una vita inumana solo perché sono rom. Questa paura molto spesso genera pregiudizi ed incomprensioni e questo porta alla nascita dell’odio e dell’intolleranza. Per poter sperare di creare una società migliore per tutti noi è assolutamente necessario considerare i rom come portatori di una cultura, né migliore, né peggiore, ma solo diversa dalla nostra”.

Un punto di vista, quello di Terni Donne, nel tempo sostenuto da molte forze politiche. Solo sacrificando il buon senso sull’altare del politicamente corretto si può però ritenere che alcuni stili di vita dei rom siano pienamente integrabili nelle società occidentali e non siano portatori di tensioni sociali. Continuare a minimizzare e a bollare anche gli aspetti più problematici come semplici elementi di una “cultura diversa, ne migliore, ne peggiore” potrebbe acuire i sentimenti negativi di intolleranza. Per favorire una convivenza pacifica occorrerebbe invece prendere atto dei problemi esistenti per affrontarli con politiche e provvedimenti.

ORIGINI ROM L’associazione Terni Donne ripercorre alcune tappe storiche del popolo rom: “C’era una volta un popolo, che viveva nelle vaste pianure dell’India. Era un popolo pacifico fatto di povera gente, perché la sua cultura non dava importanza al potere o al denaro. Credeva in un Dio grande e misericordioso di nome Dell (Yahveh), che amava gli umili e i derelitti più di ogni cosa, credeva nella Natura in cui Dio si manifestava, e soprattutto nell’Uomo, il livello più alto della creazione. L’uomo, per questo popolo strano, non poteva avere ne capi ne padroni, e il suo ordinamento non prevedeva distinzioni di classe o censo: ogni membro era a capo della propria famiglia, e le controversie venivano risolte dalla saggezza dei membri anziani e dalle indicazioni della tradizione. Storia, miti, leggende venivano tramandate a voce, di padre in figlio, perché nessuno conosceva la scrittura. Un giorno in quelle vaste pianure arrivarono gli invasori mongoli e arabi, portando devastazione e morte. Il popolo pacifico fu costretto a fuggire, e da più di mille anni si sposta fra l’Europa, l’Africa e l’America, senza trovare pace”.

Prosegue Terni Donne: “Spinti da circostanze diverse, ma sempre legate a guerre, persecuzioni ed altri episodi di intolleranza, nuove ondate migratorie Rom hanno successivamente interessato la nostra penisola. Alla fine del 1800 quella dei rom vlah (valacchi) provenienti dalla Romania, Paese in cui erano stati, fino ad allora, utilizzati come schiavi; dopo la prima guerra mondiale quella di altri gruppi provenienti dalla Russia, dalla Serbia e dalla Croazia; dopo la seconda guerra mondiale, in cui anche gli zingari hanno avuto il loro Porrajmos (termine romanì equivalente alla Shoah ebraica) nei campi di sterminio nazisti e in quelli di deportazioni italiani (Agnone, Tossicia, Tremiti), giunsero nel nostro Paese nuove famiglie provenienti dalla Slovenia; infine, a causa della guerra del Kosovo e della crisi economica conseguente al crollo del blocco sovietico, si è andata intensificando l’emigrazione di rom da tutti i Paesi dell’est europeo”.

“8 aprile: è il “Romano Dives”, la Giornata Internazionale del popolo Rom, in ricordo del primo congresso mondiale svoltosi nel 1971 a Londra che stabilì come denominazione ufficiale della nazione Romanì il termine ‘Rom’, Uomo. Si scelse l’inno nazionale ‘DjelemDjelem’, composto nel 1969 da Zarko Jovanovic, e la bandiera Romanì, una ruota indiana su sfondo per metà verde, a simboleggiare la terra coperta d’erba, per metà azzurra, a simboleggiare gli spazi del cielo. In quel congresso si costituì la Romanì Union, la prima organizzazione mondiale dei Rom, nel 1979 riconosciuta dall’ONU”.

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