Chi si è trovato sabato scorso lungo le vie del centro, non ha potuto non notare degli strani soggetti mascherati con in mano tablet e PC. Schermi che mostravano scene comuni di allevamento e macellazione degli animali cosiddetti da reddito.
L’intento, fanno sapere gli attivisti, era di creare “forte impatto emotivo sui passanti, che per lo più osservano i video rendendosi per la prima volta consapevoli di una realtà che non conoscevano, coprendo i loro volti per rendersi anonimi di fronte allo spettatore per far risaltare soltanto il loro messaggio, la sofferenza degli animali di fronte a un’inutile prigionia e una crudele morte.”
“La FAO – spiegano gli organizzatori – calcola che sono stati almeno 117 miliardi gli animali tenuti imprigionati in allevamenti e poi destinati al macello nel 2011 ma ad essi va aggiungo il numero esorbitante di pesci pescati: circa 154 milioni di tonnellate ogni anno. Per la produzione di cibo di origine animale queste vite vengono trattate come oggetti. Gli animali negli allevamenti intensivi sono costretti a vivere in spazi ristrettissimi, incatenati o chiusi in gabbie sovraffollate per poi essere uccisi nei macelli spesso dopo una lunga agonia.”
Gli attivisti sono scesi in piazza per incuriosire i passanti e spingerli ad informarsi in modo autonomo su questa realtà. “Non consumare prodotti che derivano dalla morte e dallo sfruttamento animale è un passo che sempre più italiani stanno facendo – continuano gli organizzatori – spinti da sentimenti di empatia e consapevolezza verso l’impatto ambientale dei cibi animali. I ragazzi e le ragazze dietro le maschere – concludono – fanno del loro meglio per accelerare questo oramai inevitabile cambiamento verso un mondo più etico ed equo.”