Terni, celebrata festa della promessa, Piemontese: ”Egoismo causa rottura relazioni”

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festa promessa 2015 (3)Questa mattina a Terni, nella basilica di San Valentino, è stata celebrata la tradizionale festa della promessa. Hanno partecipato 120 coppie di fidanzati provenienti da tutta Italia che hanno rinnovato la promessa d’amore. Con loro anche una coppia anziana che era lì per festeggiare 75 anni di matrimonio. La cerimonia è stata presieduta dal vescovo Giuseppe Piemontese.

festa promessa 2015 (2)Nell’omelia Padre Piemontese ha individuato la causa che porta le coppie a crisi insanabili: “Quante volte la rottura della relazione di fidanzamento, poi dell’amore coniugale, appare incomprensibile e si consuma con grande superficialità. Alla radice c’è quella febbre dell’egoismo, che non è stata curata da ciascuno con la grazia di Gesù”. “La febbre che ci immobilizza è il ripiegamento su noi stessi, il disinteressarci degli altri. Anche nell’amore la febbre che ci prende è il restare rattrappiti in noi stessi, avvinti dall’egoismo, pensare solo a noi stessi. La superficialità nelle azioni, la scarsa attenzione all’altro/a, la poca attenzione alla virtù, la morbosa gelosia della propria autonomia e dei propri interessi, questa febbre porta alla morte del vostro amore e della nostra vita cristiana”.

L’omelia integrale del vescovo di Terni Giuseppe Piemontese:

festa promessa 2015 (1)“Festa degli innamorati, festa della promessa, festa di coloro che stanno per “compromettersi” in un progetto di vita, definitivo, totale, senza riserve, per sempre. Davanti alla tomba di san Valentino, la vostra storia oggi acquista profumo di primavera, chiarezza di motivazioni, orientamento definito, ricchezza di grazia, garanzia di riuscita, promessa di accompagnamento. Siete qui per una promessa di amore. Avete voluto che tra di voi ci fosse Gesù e San Valentino, patrono degli innamorati.

Certo, nel vostro cuore, insieme all’entusiasmo e allo slancio amoroso, vi sono titubanze, incertezze, dubbi, paure. In questi momenti di preghiera e di riflessione, il pensiero va alla storia del vostro amore, al vostro incontro. Scorrono nella mente i fotogrammi del vostro primo incontro, il percorso dei momenti decisivi che vi hanno fatto pensare che sarebbe felicità mettere insieme le vostre storie e le vostre vite, per sempre, stipulare un patto che dia definitività al vostro amore e alla gioia di stare insieme.

Oggi siete voi che vi promettete serietà di intenzioni, sincerità di propositi, dedizione vicendevole totale per preparare adeguatamente, con l’aiuto del Signore, l’intercessione di san Valentino, la benevolenza di Maria di Nazaret, il giorno in cui la promessa odierna diventerà decisione di scambio vicendevole indissolubile delle vostre esistenze. Ma è anche san Valentino, speciale patrono dei giovani innamorati, che vi rinnova la sua promessa di assistervi e di accompagnarvi nel vostro discernimento, in quest’ultimo tratto di strada, come ha fatto con i due giovani innamorati, Sabino e Serapia, che incontrò casualmente al di là del suo giardino.

La parola di Dio di oggi può essere per voi quel foglio in filigrana, sul quale scrivere i vostri propositi, le vostre riflessioni e le vostre speranze. Nella prima lettura Giobbe, in un momento di sconforto, ma anche di lucidità, riconosce che la vita è breve, è come un soffio. Le esperienze umane, anche l’amore passano velocemente: i miei giorni scorrono più veloci d’una spola. Il crudo realismo di Giobbe se da una parte ci richiama alla precarietà della condizione umana, dall’altra ci spinge a porre la nostra fiducia e speranza nel Signore Dio della vita, che si prende cura delle stelle, ma anche di ognuno di noi e del vostro amore, come abbiamo cantato nel salmo responsoriale e che gli da continuità nell’eternità. Ma la parola di speranza ci viene dal vangelo. Gesù guarisce le infermità dell’umanità, le malattie del corpo e dell’anima, le malattie del nostro amore. Egli indica lo stile della vostra esistenza di fidanzati e anche di ogni cristiano.

E’ un giorno di sabato, Gesù esce dalla sinagoga e si reca in casa di Simone e Andrea con Giacomo e Giovanni: hanno appena abbandonato tutto per mettersi alla sequela del Maestro. Gesù vuol venire anche in casa vostra, che siete all’inizio della vostra chiamata e sequela di Gesù. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Oggi avere la febbre è una condizione che non desta grande angoscia. Ma a quei tempi la febbre non solo poteva prefigurare una malattia gravissima, a volte senza rimedio, ma costringeva ad uno stato di immobilità e staticità, che qui assume significati simbolici determinanti, la febbre che tiene immobile la suocera di Pietro rappresenta la realtà dell’uomo, bloccato non solo dalla sofferenza, ma dalla sua pochezza di umanità, dai suoi peccati. La febbre rappresenta la malattia che tiene lontano da Dio.

Anche per noi la febbre spirituale che spesso ci blocca rappresenta la lontananza da Dio, lo stato di peccato, l’incapacità di far crescere l’immagine di Dio che è in noi e che nel battesimo è stata nitidamente impressa nel nostro cuore.  In questo momento siamo invitati a chiederci: quale è la malattia spirituale che ci blocca nell’immobilità e non ci lascia essere pienamente uomini, che ci impedisce di esplicitare l’immagine del Padre? La nostra, la febbre che ci immobilizza è il ripiegamento su noi stessi, il disinteressarci degli altri.  Anche nell’amore la febbre che ci prende è il restare rattrappiti in noi stessi, avvinti dall’egoismo, pensare solo a noi stessi. La superficialità nelle azioni, la scarsa attenzione all’altro/a, la poca attenzione alla virtù, la morbosa gelosia della propria autonomia e dei propri interessi, questa febbre porta alla morte del vostro amore e della nostra vita cristiana.

Quante volte la rottura della relazione di fidanzamento, poi dell’amore coniugale, appare incomprensibile e si consuma con grande superficialità. Alla radice c’è quella febbre dell’egoismo, che non è stata curata da ciascuno con la grazia di Gesù.

La suocera è malata, immobile perché non ha incontrato Gesù. L’uomo che non ha incontrato Gesù non si trova in pienezza di agire. Marco ci racconta tutti i dettagli che portano alla guarigione. Primo, le parlano di lei: prendere coscienza della malattia personale o del fratello con attenzione e amore. Questa situazione va valutata con la Parola di Gesù. Entrare in dialogo con la parola di Gesù, che ha una efficacia prodigiosa e che ci umanizza. Parlate con Gesù delle vostre malattie, disagi, tentazioni, egoismo. Parlatene da soli, insieme, nella comunità. Come Gesù cura la malattia. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.

Si accosta alla donna malata. Gesù si accosta… Gesù non impreca contro questa situazione. Occorre prendere atto e non ignorare le febbri che impediscono alle persone di vivere. Con Gesù occorre che ci avviciniamo alle situazioni disumane, che sono in noi e intorno a noi. Non fingere di non vedere; chi ha assimilato i sentimenti del maestro si accosta alle situazioni disumane, di peccato e di miseria.
Poi la solleva prendendola per mano ‘la fece alzare’, la fa risuscitare, la fa rivivere. La donna non dice nulla, Gesù la salva. La febbre la lascia.

Lasciarci toccare, sollevare, risuscitare da Gesù: con la Parola, i sacramenti specie con la confessione, con l’Eucarestia. Siate assidui alla confessione frequente e alla messa domenicale: Le malattie, l’egoismo si affrontano con una cura lunga e assidua. Ed ella li serviva. La nuova vita si manifesta nella diaconia, nell’interesse per i fratelli, per ciò che posso fare per la loro vita. Si è guariti quando si riesce ad amare, disponibili a servire i fratelli; il servizio è la caratteristica del vero discepolo. L’uomo nuovo che nasce quando si incontra il Maestro, è guarito da Gesù, si pone a servire.

L’ideale dell’uomo greco era il dominatore non il servo. Gesù è venuto per liberarci da questa visione. Liberarci da questa febbre. Gesù salva da questa volontà di dominare: lasciarci mettere in piedi per servire i fratelli. Quando ci serviamo degli altri siamo presi dalla febbre… anche quando ci serviamo della fidanzata o fidanzato. Ma quando ci accostiamo a Gesù siamo guariti. Venuta la sera portano a Gesù tutti i malati… al termine del sabato, la sera possono portare gli ammalati alla casa di Pietro Sanno che da quella porta esce una parola che umanizza… L’umanità intera che si trova alla porta della comunità ecclesiale, da dove esce una parola di umanità, di salvezza. Anche noi, voi fidanzati. Non scoraggiatevi per le difficoltà. Presentatele Gesù e lasciatevi guarire da Lui. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava., al buio.. in un luogo deserto per pregare.., perche vuole sintonizzare tutte le sue scelte sulla volontà del Padre.

Se vogliamo costruire questo mondo nuovo con Gesù dobbiamo chiederci come sintonizzarci col Padre. Il segreto è la preghiera, fatta da soli, fatta insieme. Vi aiuterà a camminare sui sentieri di Dio e della vostra felicità.

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