Riordino province, sindaci della Valnerina: ”Sbagliato e dannoso passare con Terni”

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Fu così che la città dell’acciaio si scoprì isolata e disprezzata dai più vicini Comuni umbri. Ai sindaci di Marsciano, Spoleto, Todi e Gualdo Cattaneo, oggi si aggiungono anche quelli della Valnerina: tutti respingono con forza l’ipotesi di passaggio dalla Provincia di Perugia a quella di Terni. La questione del riequilibrio territoriale degli enti provinciali umbri sta così facendo emergere un’imbarazzante reputazione di Terni.

Davvero pesante, sotto tutti i punti di vista, il “no” giunto oggi dai sindaci di sette Comuni della Valnerina. Si tratta di Pietro Bellini (Preci), Fausto Dominici (Vallo di Nera), Gino Emili (Cascia), Tullio Fibraroli (Sant’Anatolia di Narco), Giovanna Forti (Cerreto di Spoleto), Egildo Spada (Poggiodomo) e Giampaolo Stafanelli (Norcia). “Riguardo la riforma delle Province – spiegano in una nota congiunta – riteniamo fortemente sbagliato e inopportuno, per i profondi legami storici, culturali ed economici costruiti nel corso degli anni guardando soprattutto verso Perugia, ipotizzare un percorso diverso da quello attuale, spostando porzioni di territorio e comunità verso realtà, come quella di Terni, con cui di fatto non ci sono relazioni altrettanto forti: per la comunità della Valnerina sarebbe anacronistico e dannoso sotto il profilo sociale ed economico. Sulla base di queste riflessioni e condizioni siamo, comunque, disponibili a ragionare insieme per costruire una regione in grado di affrontare le ambiziose sfide dei prossimi anni e auspichiamo che non vengano assunte decisioni non partecipate”.

Questa nota congiunta sembra mettere una pietra tombale sul riordino territoriale a cui sta lavorando Cal, Regione e Partito Democratico. Se è infatti vero che il decreto del governo Monti non prevede che siano ascoltati i Comuni interessati dal riordino (la decisione spetterebbe al Cal e la Regione dovrebbe ratificarla), sembra però impossibile spostare i confini calando dall’alto una nuova cartina. A questo proposito, sono diversi gli esponenti del Pd che, pur a favore del riordino, hanno fatto sapere di ritenere indispensabile il parere dei singoli Consigli comunali. Di questa idea è il segretario regionale del Pd, Lamberto Bottini e a seguire diversi consiglieri regionali.

Dello stesso avviso sono anche i sette sindaci della Valnerina: “Scelte così significative devono essere assunte coinvolgendo tutte le comunità locali e tutti i territori, con precisi pronunciamenti dei Consigli comunali e non possono essere delegate soltanto a organismi, come il Cal, in cui parti importanti della nostra regione non trovano la minima espressione. Soltanto interessando tutte le realtà e tutte le forze sociali si possono realizzare le riforme necessarie alla nostra regione: il protagonismo solo di alcuni porterebbe alla frammentazione dell’Umbria e a una sterile conflittualità tra istituzioni, incomprensibile e dannosa per i cittadini”.

“Prendiamo atto – hanno aggiunto i sindaci della Valnerina – delle recenti prese di posizione dei sindaci di Foligno e Spoleto e ne condividiamo le conclusioni. Avremmo, però, preferito essere coinvolti e auspicato che le stesse si concretizzassero in un documento unitario e in una presa di posizione univoca e che fossero condivise con le istituzioni di quest’area, visti i profondi legami storici e culturali che da sempre uniscono la Valnerina allo Spoletino e al Folignate e date le tante attività realizzate insieme, negli ultimi anni, per la costruzione della cosiddetta ‘area vasta’, di cui la nostra realtà costituisce un’entità fondamentale e nell’ambito della quale vuole continuare ad assumere un ruolo fondamentale per lo sviluppo futuro e per la crescita stessa dell’Umbria”.

La strada per il riordino delle province sin dall’inizio appariva tortuosa e piena di insidie. I primi dinieghi e perplessità, soprattutto quelli espressi da Spoleto e Foligno, potevano sembrare strumentali ad un mercanteggiamento, ad imbastire una sorta di trattativa per ottenere delle contropartite per cambiare la siglia da Pg a Tr. Se però anche realtà vicine geograficamente e, per certi versi, culturalmente, come quelle della Valnerina, rifiutano categoricamente qualunque apparentamento con Terni, la strada del riequilibrio sembra ormai senza via d’uscita.

E’ allora arrivato il momento di chiedersi quali ragioni siano alla base di un tale discredito di Terni. E’ la classe dirigente ternana che dovrà fornire risposte, spiegando in che modo sia stato possibile maturare una reputazione così misera.

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  • Andred

    eh come no!! Vallo di Nera, Cascia, che scherzi?? Tutti i giorni a Perugia stanno…ahhahahaha ridicoli!!!!!!!!!

  • Presipara

    Non esistono motivazioni economiche o d’altro genere, questi sindaci sono ipocriti, il vero motivo perche’ non vogliono passare nella provincia di Terni
    e’ di facciata. Vogliono stare con Perugia perche’ e’ piu’ bella piu’ importante
    ecc. Stando con Terni gli sembra di perdere di reputazione, si sentono meno importanti anche loro.
    Dico queste cose anche se sono un ternano, pero’ la verita’ che loro non vogliono dire e’ questa.
    Purtroppo Terni e’ vista solo come una citta’ industriale senza alcuna attrattiva.

  • Silvicam55

    Rieti invece vuole venire con Terni…perchè non approffitarne?? Ci legano la storia e il territorio che tempo fa era tutto uno.-

  • Massimo

    Pure questi vogliono mercanteggiare…il lessico politichese è chiaro…

  • Todistaconperugia

    E’ sbagliato l’approccio…..e non riuscite a capirlo, salvare chi e da che? Le Province vanno abolite punto e basta, tutti i partiti erano d’accordo e adesso ognuno a casa sua prova a salvare il suo orticello.
    E’ ora di costruire un grande campo

    • Andred

      se vanno abolite il suo nickname non ha senso. Fare pace col cervello, grazie. 

  • Eros Salvati

    Proprio vero,la follia dell’uomo non ha limiti!!Ora questi sig,ci vorrebbero far credere che,improvvisamente si sentono legati a perugia??Che teneri che romantici,strappano applausi,effettivamente sono e spero che si leghino bene a perugia,con una bella corda,un bel cappio e poi giù!!!Ma il peggio di questi ciarlatani,lasciatemelo dire è il sindaco di Norcia Gianpaolo Stefanelli,che non più tardi di tre giorni fà,conferiva alla Ternana calcio ed hai suoi tesserati la “carta onoraria di Norcia”,dopo di che rilasciava queste dichiarazioni:mi auguro che questo rapporto continui anche in futuro,per un rafforzamento dei rapporti tra Norcia e la Ternana calcio.Ora caro Stefanelli,sei la persona più ipocrita e falsa che abbia sentito negli ultimi anni,dopo Silvio,prima lecchi bene perchè,con il ritiro della Ternana,arriva ulteriore movimento,come sabato scorso,che per la prima amichevole a Norcia presenti allo stadio(si fa per dire)circa 600 Ternani,che pranzano,consumano ecc ecc. Personalmente ho iniziato la mia personale battaglia,boicottare tutti e tutto che è made in perugia,provincia compresa,ulteriore invito per tutti coloro che dovranno in qualche modo,effettuare operazioni economiche di ogni tipo,boicottare senza se senza ma.Ora ne abbiamo le palle piene,ora anche le pulci abbaiano?   

    • Andred

      sono d’accordo…vi fa schifo Terni? benissimo ..non veniamo più alle vostre sagre e manifestazioni , anzi ridateci tutti i soldi…Strettura e Scheggino in prims 

  • Massimo

    Le prese di posizione di questi sindaci, tranne il caso “baccarelliano” di Todi, non rispecchia la visione della maggioranza della popolazione locale. Ma se di riordino di deve parlare, sarebbe opportuno cambiare anche la denominazione delle 2 province, magari chiamandole “Umbria Nord” ed “Umbria Sud”, con capoluoghi le città più popolose, ossia PG e TR….Insomma criteri più oggettivi che non urtino le sensibilità culturali di nessuno, in primis di tali mercanti. La collocazione geografica non è contestabile: ne fa fede il dialetto e la stessa cartina d’Italia.

  • la classe politica ternana nel corso degli anni non ha mai cercato di intessere rapporti più stretti con Spoleto e la Valnerina. oggi paga il conto.
     

    • Andred

      mi pare che anni fa fu firmato un accordo sulle aree in crisi Terni-Narni-Spoleto o sbaglio? 

    • Alessandro

       Walter, la classe politica ternana è stata molto scadente, e sono il primo da ternano a riconoscerlo. E ha continuato a perseverare indefessa anche quando ha iniziato a bruciare il suo fienile. Perché, senza tornare alla notte dei tempi, agli albori del dibattito sul riequilibrio provinciale, sono almeno due anni, dall’agosto del 2010, che si parla insistentemente di taglio delle province. nel 2010 Terni era salva per il rotto della cuffia (il limite era 220.000 abitanti), lo scorso anni con 300.000 e 3.000 kmq già sarebbe risultata soppressa. E in questi due anni  mai che qualcuno a Terni si sia interrogato sulcaso di insistere e rilanciare il progetto di riequilibrio, (che peraltro interessava tutti, perugia in primis, che se domani scompare la regione perde il suo status privilegiato), che in due anni i vari territori avevano modo di parlarsi ed esaminare dei progetti insieme.  Però, detto questo, diamo a Cesare quel che è di Cesare. In dieci anni di gestione Lorenzetti “folignocentrica”, Spoleto, nonostante le continue spoliazioni che ha subito, è sempre andata a braccetto con Foligno nell’assurdo disegno della terza provincia (e oggi che vogliono eliminare Terni tutti a dire che è giusto eliminarle tutte, Perugia compresa.. visto che a Foligno non gli è riuscito il gioco di costruirsi il suo feudo …). In questi dieci e passa anni Foligno ha portato via tutto il possibile e l’immaginabile a Spoleto, gli spoletini si sono sempre lamentati di loro e dei perugini …. però l’unica città da cui non avevano nulla da temere, la vicina Terni, con cui avevano stretto il patto di territorio, nelle cui acciaierie erano andati a lavorare, non mi sembra che abbiano granché guardato. Che poteva interessare loro come e quanto poteva interessare Terni. Alla fine la prendono in quel posto sia Terni che Spoleto. Chissà che d’ora in avanti, provincia o meno, non gettino le basi per cambiare i rapporti. Che qui pare che la gente si muove solo quando costretta, con tutte le limitazioni del caso che oggi vediamo. A me di mantenere una provincia con gente deportata e scontenta, sembra un rimedio peggiore del male che Terni rischierebbe di pagare a caro prezzo. Forse nel momento in cui Terni si toglierà quel fardello di dosso, inizierà a ritrovare la propria identità, non sarà più costretta a dialogare con territori con cui non ha contiguità e affinità (vedi Orvieto, che ogni giorno si lagna..quasi che fosse colpa di Terni se la geografia provinciale è quella che è, ma perché non hanno chiesto da tempo un referendum per andare nel Lazio che ogni giorno stanno a scrivere e denigrare), e magari inizierà a prendere un nuovo dialogo con territori contigui, ancorché finora divisi da lacci ideologico-provinciali e regionali che sono stati percepiti come muri. Se Terni iniziasse a ragionare, provincia o meno, con Spoleto e Rieti, piuttosto che Todi e Orvieto, per fare due nomi di città che con più veemenza in questi giorni si sono scagliati contro la “Terni Provincia” … ecco che forse le cose inizierebbero a filare meglio.  Da ternano mi spiace leggere quello che leggo e riscontrare quello che riscontro sul web, anche perché noi ternani, provincia o meno, siamo fieri come e più degli altri del nostro essere umbri, del nostro territorio, anche se non lo mercifichiamo ogni giorno in vetrina come un santino o un tartufo. Però dobbiamo svegliarci, e imparare a camminare di più con i nostri piedi, a imparare cosa vogliamo fare da grandi.